Il dito a martello è una patologia che colpisce soprattutto chi pratica sport da contatto come pallavolo, basket, calcio, pallamano e pallanuoto. Rappresenta circa il 60% dei traumi della mano.
Esistono 2 tipi anatomici di dito a martello:
- Dito a martello con lesione ossea, ossia con frattura della base della falange distale
- Dito a martello tendineo, cioè senza coinvolgimento osseo.
Il sintomo tipico del dito a martello è la falange flessa: il dito assume una forma particolare che ricorda proprio un piccolo martello.
Altro sintomo è l’impotenza funzionale: a causa della difficoltà di riportare il dito in posizione estesa, le funzioni della mano risultano particolarmente limitate.
Il meccanismo traumatico prevede un impatto ad alta energia a livello dell’articolazione interfalangea distale. Il trauma è spesso causato da una forza assiale che colpisce il dito quando è esteso, ma può capitare anche che il colpo si verifichi quando il dito si trova in una posizione flessa (ad esempio durante una presa).
I pazienti si rivolgono al chirurgo della mano per l’incapacità di estendere attivamente la falange distale e anche per l’aspetto estetico-funzionale della stessa.
Di norma una radiografia è sufficiente per valutare il caso.
L’approccio conservativo non risulta molto efficace con il dito a martello: i tutori Stax e le stecche, da portare almeno 2 mesi, spesso sono poco soddisfacenti perché la cicatrizzazione del tendine lascia il più delle volte una flessione residua del dito.
Viceversa, il trattamento chirurgico garantisce una ripresa funzionale eccellente.
Al trattamento chirurgico segue sempre un periodo di riabilitazione di circa 1 mese con annessa laserterapia e tecarterapia. Sono previsti anche esercizi di ginnastica occupazionale e propriocettiva sotto la guida del fisiatra e del fisioterapista.
La ripresa funzionale e il ritorno allo sport dipendono dal tipo di lesione:
- 2 mesi, con frattura associata
- 1 mese, senza frattura