Le Fratture del Bacino nei piloti
Le fratture dell’anello pelvico sono il risultato di traumatismi ad alta energia: l’alta forza di impatto fa sì che alle fratture del bacino spesso si associno lesioni degli organi interni come milza, fegato, vescica, ecc.
È chiaro che i piloti automobilistici, specialmente i professionisti, sono a rischio elevato proprio per la specificità di questa pratica sportiva, dovuta all’alta velocità.
Incidenza
Costituiscono circa il 6% di tutte le fratture e arrivano sino al 20% nei pazienti politraumatizzati. L’incidente stradale in queste fratture si attesta attorno al 60% dei casi.
Nello specifico dei piloti automobilistici, la particolare struttura del’abitacolo, i numerosi crash test effettuati e il sistema di cinture di sicurezza ad oggi riducono sensibilmente l’incidenza di queste fratture, cosa che non si può affermare nelle automobili di serie che non hanno elevati livelli di crash test.
Tutte le innovazioni tecnologiche risulteranno essere importanti perché in grado di modificare la velocità del trauma e con essa l’energia di impatto macchina-pilota.
Sintomatologia
Essendo traumi importanti ci potremmo trovare difronte a piloti in stato di shock, lesioni associate addominali, o nelle fratture semplici dolore localizzato al bacino e agli arti.
Chiaramente le procedure di soccorso oramai standardizzate prevedono manovre rianimatorie laddove sia necessario e studio radiologico tradizionale, associato a ecografie addominali, Tc anello pelvico e in casi particolari RMN.
Trattamento
Nelle fratture semplici di alcune parti del bacino senza coinvolgimenti articolari si può eseguire trattamento con riposo, farmaci e deambulazione assistita dopo 2-3 settimane. In urgenza si applica una Cintura (fig.1) che stabilizza provvisoriamente le fratture riducendo il sanguinamento interno e permettendo il trasporto del Pilota nei Trauma Center.
Nelle fratture complesse (fig.2-3) è chiaro che va eseguito l’intervento chirurgico con équipe miste, ossia di più specialisti come il chirurgo generale, il traumatologo e l’urologo.
Seguirà ovviamente un periodo riabilitativo specifico con rieducazione motoria degli arti, recupero dello schema del passo e rinforzo dei muscoli degli arti inferiori; se si verificano dei ritardi nella consolidazione delle fratture durante la fase riabilitativa si possono usare applicazioni di ultrasuoni a bassa frequenza che aiutano la calcificazione.
Il ritorno allo sport non è precluso e dipende da che tipo di frattura uno ha subito e che tipo di trattamenti sono stati effettuati. Normalmente assistiamo a un ritorno allo sport nei traumi semplici entro due-tre mesi, mentre in quelli complessi anche dopo un anno.